A Poet Behind Bars (Italian/Trieste)
Un poeta dietro le sbarre
di Dareen Tatour
In prigione ho incontrato
innumerevoli persone:
killer e criminali,
ladri e mentitori,
onesti e miscredenti,
gente persa e confusa,
cattivi e affamati. Gli infermi della mia patria,
nati dal dolore,
rifiutarono di adeguarsi all’ingiustizia
sinchè non divennero ragazzi la cui innocenza
fu violata.
La violenza del mondo li lasciò stupiti.
E crebbero.
No, fu la loro tristezza a crescere,
rafforzandosi con la repressione,
come rose in un terreno salato.
Abbracciarono l’amore senza paura,
e furono condannati per aver dichiarato,
“Amiamo infinitamente questa terra”,
ignari delle proprie azioni…
E il loro amore li liberò.
Vedi, la prigione è per gli amanti.
Ho interrogato la mia anima
in momenti di dubbio e distrazione:
“Qual è il tuo crimine?”
Il significato ora mi sfugge.
Ho parlato
e ho rivelato il mio pensiero;
ho scritto della presente ingiustizia,
desideri d’inchiostro,
ho scritto un poema…
Il peso ha fiaccato il mio corpo,
dai piedi sino al sommo della testa,
perché sono un poeta in prigione,
un poeta nel paese dell’arte.
Sono accusata per le mie parole,
la penna è il mio strumento. L’inchiostro – sangue del mio cuore – testimonia
e legge le accuse. Ascoltate, o mio destino, o mia vita,
quello che il giudice dice: Una poesia è accusata,
la mia poesia si tramuta in un crimine.
Nel paese della libertà,
il destino dell’artista è la prigione.
Scritta il 2 novembre 2015 nella prigione di Jelemeh il giorno in cui venni incriminata Traduzione italiana di Antonio Della Rocca, PEN Trieste Centre (dalla traduzione inglese di Tariq al Haydar dell’originale in arabo)